Il festival “Benevento Città Spettacolo” termina con l’ultimo giorno di agosto, domenica 31. Nato nel 1980 come rassegna di eventi teatrali strettamente legati ad un tema, prescelto ogni anno dal direttore artistico, e rappresentati nei maggiori teatri beneventani in prima nazionale. “Con il trascorrere degli anni – come si legge sul portale ufficiale – all’evento teatrale si sono affiancate mostre, proiezioni cinematografiche, spettacoli musicali, incontri culturali, laboratori, convegni, tavole rotonde, che hanno contribuito notevolmente ad accrescere il già vivace fermento culturale. In occasione del festival, vengono utilizzati molti spazi all’aperto del centro storico cittadino e tanti angoli di consolidata memoria, riscoperti e rivitalizzati: teatri, piazze, cortili diventano tappe per appuntamenti di spettacolo, prosa, musica, incontri letterari, performances, racconti, convegni, mostre”. Intanto io, reduce dalla presentazione del bel libro di Chiara Francini arrivata a Benevento per la prima volta venerdì 29 agosto ed accolta dall’affetto e dalla stima che Benevento sa dare con le sue Istituzioni e anche i tanti suoi lettori ed ammiratori che erano in piazza Torre, provo a dirvi davvero che cosa trasmette Benevento al visitatore e ciò che, dopo 45 anni di storia, innesca ancora il suo festival Città Spettacolo…
di francesco de rosa
Da un po’ di edizioni in Benevento Città Spettacolo la cultura ha assunto tante altre sfumature oltre quelle date dalla magia del teatro. C’è più musica, più arti e libri di ogni di generi e temi diversi che hanno arricchito quell’atmosfera culturale respirata a piene mani e polmoni in ciascuna delle edizioni tenutesi dall’anno 1980 ad oggi. E se poi scrivere che oggi Benevento abbia la fortuna di essere amministrata da mani esperte di vita politica e di vissuto come lo sono quelle di Clemente Mastella che in amministrazione ha messo molte persone giuste al posto giusto non mi fa rischiare l’accusa di faziosità per uno come me che di mestiere fa tutt’altro non temo di scriverlo a ragion veduta. Clemente Mastella, sindaco a Benevento dal giugno 2016 fino al 2021 rieletto quell’anno e ora in carica, ha scelto per l’assessorato alla Cultura in questa consiliatura una donna di cultura che sta facendo la differenza. Capace di creare ponti e sodalizi sin dal primo incontro, Antonella Tartaglia Polcini si è trovata così dentro la sua “mission” anche Benevento Città Spettacolo che dal 2004 è Fondazione “Benevento Città Spettacolo” e dal 2023 per iniziativa dell’amministrazione Mastella, ha modificato lo statuto per entrare nella piena operatività. Così oggi è una Fondazione del Comune di Benevento che vive per la Gestione del Sistema Teatri, Ha sede legale in Benevento, presso il Teatro Comunale “Vittorio Emmanuele” e persegue, tra gli altri, i seguenti principali suoi scopi istituzionali: la gestione e la manutenzione ordinaria delle parti interne in uso dei Teatri “Vittorio Emmanuele”, “De Simone”, “San Nicola” e di eventuali altri teatri e/o auditorium di proprietà del Comune di Benevento dei quali cura la programmazione, l’organizzazione ed il coordinamento delle attività. Neo suo comitato d’indirizzo ci sono nomi come quelli di Mario Collarile, Giuseppe D’Avino, Maurizio De Giovanni, Rossella Del Prete, Mimmo Paladino. Con questi ed altri interlocutori di pregio come il direttore artistico della Fondazione Renato Giordano, Antonella Tartaglia Polcini si è trovata ad imbastire tutta la trama degli eventi del festival edizione 2025 e degli orizzonti prossimi futuri. Come dire lancio e rilancio di nuovi e vecchi progetti artistici e culturali che fanno di Benevento città capoluogo, candidata ad essere Capitale italiana della Cultura 2028.
Al terz’ultimo giorno dell’edizione di quest’anno sono arrivato a Benevento, città e culla del Premio Strega che sarà a metà novembre la prima tappa di librixaria.it, il festival itinerante dei libri, dei lettori e dei territori per volere di Clemente Mastella e di Antonella Tartaglia Polcini che hanno accolto e sostenuto il format. Chiamato quest’anno intanto io in Benevento Città Spettacolo a dialogare con una donna toscana di grandi qualità culturali ed artistiche molto nota al pubblico televisivo arrivata stasera a Benevento per la prima volta. Una di quelle donne che sa coniugare, come poche, con serietà e competenza. Tanto da farsi notare all’epoca anche dal compianto Pippo Baudo che aveva l’occhio lungo e distingueva talenti o anche e persino li “creava”.
Quando arrivo a piazza Torre trovo sul palco – mentre tutt’intorno si preparano e vivono altri momenti di un festival che con l’edizione 2025 ha già messo in archivio i successi dei giorni passati avuti con Fiorella Mannoia, Luché, Serena Rossi e molti/o altri/o – trovo Aglaia Mcclintock a parlare del suo geniale “libro di pietra” con cui è possibile leggere le meraviglie dell’Arco di Traiano come fosse appunto quel libro di pietra che a Benevento trova sull’Arco di Traiano l’icona cruciale della storia romana che elesse la città a crocevia di mondi e di culture. Con Aglaia, docente presso l’Università del Sannio e collega di Antonella Tartaglia Polcini che sul placo sono di fianco, c’è un artista di grande genialità come Lello Esposito accanto a Clemente Mastella il sindaco che ha voluto rilanciare il ruolo della Fondazione e di questo stesso festival. Sorridente e forbita di riferimenti lessicali e storici, Antonella Tartaglia Polcini raccoglie anche i complimenti di Clemente Mastella che le riconosce grandi meriti alla guida di un assessorato che in tanti luoghi, e questo lo è, fa l’immagine e la differenza. La prima parte della serata va così con infiniti e precisi riferimenti alla storia romana, a Traiano, alle mitologie di quei tempi, al grande merito di fare dell’Arco di Traiano di Benevento qualcosa di unico come lo è sempre stato da centinaia di anni.
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Il tempo di Chiara Francini e del dialogo che terrò sul palco con lei è arrivato così. Tutto intorno ai temi di un libro che è arrivato già alla sua quinta edizione. Chiara Francini è pimpante e garbata come di solto. Mette ironia e sorriso, mette un’energia pazzesca e attinge del tutto alla sua capacità di intrattenere il pubblico leggendo incipit, parti di un romanzo storico scritto con profondità e leggerezza. “Le querce non fanno limoni” è un romanzo epico, intimo e corale – leggo in recensione – che attraversa cinquant’anni di storia italiana, tra la Seconda guerra mondiale e gli anni di piombo. Una storia di Resistenza, di passioni, di famiglie scucite e ricucite, di lotte che lasciano cicatrici, ma anche la forza di stare in piedi. Protagonista è Delia, ex partigiana, donna indimenticabile che affronta la guerra, l’amore e la perdita costruendo – pietra su pietra, voce dopo voce – un luogo reale e simbolico: il Cantuccio, rifugio concreto e ideale, spazio di condivisione, speranza e memoria. Attorno a lei e dopo di lei si muovono Irma, Mauro, Angela, Carlo, Sandro, Lettèria, Gigione e molti altri, personaggi vividi che si intrecciano in una narrazione tessuta come un arazzo di voci, dialetti, cicatrici e sogni. Ambientato tra Firenze e Campi Bisenzio, “Le querce non fanno limoni” dà corpo alla Storia con la “s” maiuscola – le torture a Villa Triste, la Liberazione, la strage di piazza Fontana, le contraddizioni della sinistra extraparlamentare – ma la filtra attraverso i gesti quotidiani, i silenzi, le pentole sul fuoco, le parole non dette. Si comprende anche dalle sue risposte alle mie domande che ogni pagina è intrisa di una lingua viva capace di alternare lirismo e parlato popolare, una lingua che canta, piange, resiste che Chiara Francini sa rappresentare e rileggere davanti ad un pubblico attento ed incuriosito. Mi parla della verità Chiara Francini. Di quanto sia importante portare avanti testimonianze di verità. «Un romanzo sull’eredità politica, affettiva, ideologica» dice di lei e del libro Patrizia Picierro. «Sul modo in cui la memoria passa, si nasconde, si rivela. E sul coraggio di non farsi travolgere dal passato, ma di comprenderlo per poter andare avanti. “Le querce non fanno limoni” è un romanzo storico, sì. Ma è anche un romanzo dell’esistenza, un romanzo che si interroga su cosa voglia dire resistere: all’ingiustizia, al disincanto, al dolore, al tempo. E lo fa con una scrittura insieme colta e piena di umanità, che accoglie ogni personaggio come fosse una storia vera, da proteggere. Perché una vita felice significa aver combattuto». Poi una frase che nel libro dice tutto assieme al discorso del Pucio che Chiara Francini legge a Benevento sul tema dell’unità d’Italia e del meridione. Nella storia come dentro le persone che la storia la fanno e la vivono “Ci sono dolori che non devi far uscire. Li tieni perché sono i tuoi, perché non si disperdano, perché sono preziosi, perché devono restare lì dentro anche se ti fanno sanguinare.”. C’è la mamma di Chiara nel libro che ha persino la paternità del titolo. Fu sua la frase che “le querce non fanno limoni” un giorno nelle pieghe della vita domestica e privata della loro Toscana. Una memoria che Chiara porta con sé ovunque arrivi a presentare questo romanzo storico che sarà di sicuro un altro successo letterario di una donna che non ambiva ad essere icone di scrittura. Ma Chiara è così. Usa semplicità parlando di cose leggerissime e di grandi dolori con la stessa autentica leggerezza che pochi hanno e vivono. Alla fine ci fermano i lampi del cielo e la pioggia di fine agosto a Benevento caduta a piccole gocce. Ma l’incontro c’era stato. La magia tra chi parla ed ascolta aveva già convolto i presenti di piazza Torre dalla prima all’ultima fila. Un ottimo esordio il mio e quello di Chiara Francini a Benevento, di grande e luminoso auspicio per ciò che sarà qui con librixaria.it a metà novembre.
fotosintesi dell’evento








